L’uomo e la montagna

La caréta

La particolare slitta trascinata da muli o da asini, detta “caréta”, “barùsola” o anche “barèsola”, era interamente costruita in legno e veniva utilizzata per il trasporto di legna, fieno, castagne e altri prodotti lungo le mulattiere selciate.

Le varie parti dovevano avere le caratteristiche più adatte al percorso della slitta sul selciato e venivano realizzate utilizzando diversi tipi di legno.

Le sgarbasse, i due pattini della slitta, erano in legno di Carpino, molto duro, resistente all’attrito e agli urti sul selciato.

Le smèsole (mèsole), tre pezzi di legno arcuati che uniscono trasversalmente i pattini e gli ombèi (lombèi), due bastoni uniti longitudinalmente alle smèsole, erano di Quercia o di Frassino, legni elastici adatti a sopportare il peso del carico ed i sobbalzi.

Le caùce, pioli che fissano le tre smèsole ai pattini, erano in legno di quercia o di Corniolo (Cornus mas), per resistere alle scosse e ai sobbalzi sul selciato.

Il silét, lungo ceppo in legno di Quercia con due ferri infissi alle estremità, collegava le parti anteriori dei pattini consentendo lo snodo.

Le stanghéte, in legno elastico di Quercia o di Frassino, costituivano le due sottili stanghe della slitta alle quali era legato l’animale per il traino.

Il tragolét (sanchéta), pezzo di legno molto arcuato che unisce le stanghe al silét, era solitamente di Bagolaro (Celtis australis) per la sua flessibilità; per fargli assumere la piegatura richiesta veniva riscaldato, curvato, legato e tenuto in forma ad essiccare.

L’insieme di silét, tragolét e stanghéte costituivano la timonàra (timonèra), il timone della slitta.

Termini dialettali tratti da: “Parole e fatti. Vocabolario dei dialetti.” – Giorgio Vedovelli – CIERRE edizioni

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